Professioni in crescita
Francesco Castrovillari - 30 Giugno 2014
Attraversare il labirinto del lavoro, mostro dalle insolite sembianze, risulta ormai assai difficile. Tanto che non si capisce chi, meglio di altri, sia in grado di districarsi attraverso selezioni, riorganizzazioni e variazioni di mercato. Eppure, nonostante il tasso di disoccupazione sia tuttora in crescita, alcune professioni vengono ricercate dalle imprese e hanno mostrato negli ultimi anni una crescita costante. Anzi, esistono figure lavorative che non sembrano registrare battute d’arresto.
C’è poi tutto il mondo professionale collegato ai servizi alle persone. La domanda di infermieri, fisioterapisti, assistenti sociali è cresciuta molto negli ultimi tempi e, benché rappresentino ancora una componente di dimensioni ridotte, tutte quelle professioni legate alla cultura, allo spettacolo e allo sport, danno speranza per un totale di quasi cinquemila assunzioni. E’ importante notare come le imprese che prestano attenzione alle risorse umane, investendo su tale capitale, cercando profili qualificati, sono soprattutto quelle che hanno una proiezione all’estero. Richiedono con frequenza notevoli abilità, profilando una figura di maggiore competenza, che sia la laurea o il diploma. Inoltre questa evidenza diventa significativa nelle imprese che manifestano una forte propensione all’innovazione, in particolare nei settori della meccanica e dell’informatica, dimostrando di puntare agli investimenti in risorse umane di qualità. Però, nonostante il titolo di studio sia fondamentale, da solo, tende a bastare sempre meno. Ciò che conta maggiormente è l’esperienza. Oggi, la quota di personale qualificato al primo impiego è scesa nettamente di almeno il 5% rispetto al 2006, quando si attestava al 26%. Quanto al futuro, la domanda per queste professioni dovrebbe continuare ad aumentare. Una quota alta attesterà la percentuale su quei tecnici impegnati nel marketing e nei nuovi mercati, alla ricerca di nuovi bisogni per i clienti. Tuttavia, i datori di lavoro prevedono un ridimensionamento per quanto concerne le più grandi aree geografiche del nostro paese. I programmi di assunzione più deboli sono quelli relativi alle aree del Sud e delle isole, dove la previsione netta sull’occupazione si attesta attorno a -18%. A Nord Est si riportano dati incerti, di poco migliori rispetto alla zona meridionale. Un andamento fiacco è invece previsto per il Centro Italia e il Nord Ovest, che comunque si attestano sul -6%, decisamente meglio rispetto alle controparti del nostro territorio. Non è facile ipotizzare quale settore più di un altro avrà successo e potrà permettersi una risalita in tempi brevi. Come abbiamo potuto vedere nel corso dei mesi, il mercato aziendale riscuote pochi consensi lavorativi, soprattutto nel campo industriale. Escluse le attività gestionali, imprese come l’ILVA hanno più volte dimostrato di non godere affatto di buona salute. Esaminando altresì le posizioni relative all’ambiente ospedaliero, quali infermieri e fisioterapisti, notiamo che solo questi ultimi hanno una richiesta davvero elevata, soprattutto nelle aree settentrionali, visti le numerose problematiche che si riscontrano nel nostro emisfero australe per quanto concerne la sanità. Rimane da chiedersi attraverso quali canali poter permettere ai lavori di nicchia, come quelli informatici, di diffondersi maggiormente, lasciando così che si applichi la stessa politica espansionistica al fattore crescita degli altri campi sociali. Considerate le prospettive demografiche ed economiche, possiamo continuare a non arrenderci. Il futuro ci prospetta una strada difficile, che metterà a dura prova le nostre capacità. Per cui, come venne detto tempo addietro, ognuno è artefice del proprio destino. |
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